Il Parco Minerario

Il Parco Minerario è uno dei più rilevanti esempi di archeologia industriale nel Sud Italia e rappresenta una delle più vaste e antiche aree dedicate all’estrazione dello zolfo in Sicilia. Questo parco può essere considerato un museo a cielo aperto, dove l’attività estrattiva dello zolfo è documentata dalla fine del 1700 fino al 1986, anno in cui si concluse definitivamente ogni operazione legata alla produzione di zolfo.

All’interno del parco sono ancora presenti le gallerie, le strutture, e gli impianti che furono utilizzati durante i due secoli di attività mineraria. Tra i resti si possono ammirare le antiche “discenderie” (circa 180) che davano accesso alle gallerie sotterranee, i tre “pozzi” di estrazione con i relativi “castelletti” e le sale argano, il più antico dei quali risale al 1868. Si trovano anche le “calcarelle”, i “calcaroni” adottati industrialmente intorno al 1850, e i “forni Gill” che divennero comuni verso il 1880. Inoltre, sono visibili la “lampisteria” e i ruderi degli edifici di servizio, tra cui l’infermeria, gli alloggi per i minatori e un locale dedicato al dopolavoro. La tratta ferroviaria tra le stazioni di Floristella e Grottacalda, che veniva utilizzata per il carico e la spedizione dello zolfo, e la rete ferrata interna per il trasporto dei vagoncini con il minerale, sono anch’esse parte integrante del patrimonio del parco.

Oltre al suo valore storico e industriale, il Parco Minerario offre anche aspetti paesaggistici e naturalistici di grande interesse. Particolarmente degni di nota sono la sorgente di acque sulfuree che alimenta il rio Floristella e le emissioni costanti di metano e acqua salata e ferruginosa, che sgorgano da alcune bocche vicine, note come “Maccalube” o vulcanelli di fango, visibili nella parte nord del parco.